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NAVE VELENI: A MARATEA NIENTE FUSTI RADIOATTIVI MA ANFORE ROMANE
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NAVE VELENI: A MARATEA NIENTE FUSTI RADIOATTIVI MA ANFORE ROMANE
(ASCA) - Potenza, 16 nov - Nessuna presenza di fusti con sostanze tossiche. Al loro posto anfore di eta' romana. E' il risultato dell'attivita' di indagine condotta dal 9 al 16 novembre dalla nave ''Mare Oceano'' a largo di Maratea e Palinuro. In particolare, il risultati dell'indagine sono stati illustrati questo pomeriggio, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, il vicepresidente della Giunta e assessore regionale all'Ambiente, Vincenzo Santochirico, e Federico Crescenzi, Capo del Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto presso il ministero dell'Ambiente.
Con l'ausilio di diapositive, Crescenzi ha illustrato tutte le fasi dell'Operazione Maratea. L'attivita' di esplorazione del fondale marino e' stata condotta su una superfice di circa 90 chilometri quadrati e fino a 800 metri di profondita' attraverso moderne tecnologie istallate sulla nave Mare Oceano. In particolare, la rilevazione e' stata effettuata su una coppia di coordinate indicate dalla Procura della Repubblica di Lagonegro. Alla missione ha collaborato la Geolab con tecnici e ingegneri scozzesi, inglesi ed egiziani.
L'indagine dei fondali effettuata dalla ''Mare Oceano'' ha consentito di identificare, a 550 metri di profondita', uno scafo di circa 20 metri, probabilmente una imbarcazione da diporto affondata per un incendio a bordo. L'imbarcazione non reca segni di identificazione ne' il naufragio risulta segnalato nei registri dei sinistri marittimi delle Capitanerie di Porto territorialmente competenti. Inoltre su un'area di 80 metri per 20, a 600 metri di profondita', e' stato identificato un vero e proprio ''giacimento'' di antiche anfore, circa 200, probabilmente di epoca romana, del III - IV sec. a.C. Hanno dato esito negativo anche i rilievi di radioattivita'. L'attivita' della nave ''Mare Oceano'' e' cominciata in seguito alle indagini delle Procure calabresi e lucane su presunti affondamenti di imbarcazioni che trasportavano illecitamente rifiuti tossici.
Con l'ausilio di diapositive, Crescenzi ha illustrato tutte le fasi dell'Operazione Maratea. L'attivita' di esplorazione del fondale marino e' stata condotta su una superfice di circa 90 chilometri quadrati e fino a 800 metri di profondita' attraverso moderne tecnologie istallate sulla nave Mare Oceano. In particolare, la rilevazione e' stata effettuata su una coppia di coordinate indicate dalla Procura della Repubblica di Lagonegro. Alla missione ha collaborato la Geolab con tecnici e ingegneri scozzesi, inglesi ed egiziani.
L'indagine dei fondali effettuata dalla ''Mare Oceano'' ha consentito di identificare, a 550 metri di profondita', uno scafo di circa 20 metri, probabilmente una imbarcazione da diporto affondata per un incendio a bordo. L'imbarcazione non reca segni di identificazione ne' il naufragio risulta segnalato nei registri dei sinistri marittimi delle Capitanerie di Porto territorialmente competenti. Inoltre su un'area di 80 metri per 20, a 600 metri di profondita', e' stato identificato un vero e proprio ''giacimento'' di antiche anfore, circa 200, probabilmente di epoca romana, del III - IV sec. a.C. Hanno dato esito negativo anche i rilievi di radioattivita'. L'attivita' della nave ''Mare Oceano'' e' cominciata in seguito alle indagini delle Procure calabresi e lucane su presunti affondamenti di imbarcazioni che trasportavano illecitamente rifiuti tossici.
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