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All’Alba vincerà, i nuovi di Euro 2012
Calcio Politico :: Calcio :: Nazionale
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All’Alba vincerà, i nuovi di Euro 2012
Ultime cartoline dagli Europei. Non li chiamerei consigli per gli acquisti. Più terra terra: appunti sparsi, non necessariamente benevoli.
Come terzino destro, mi è piaciuto Mathieu Débuchy, francese, 26 anni. Non lo conoscevo. Buon passo, buone parabole, ligio alle chiusure. Lo vorrei più coraggioso dalla metà campo in su. Contro la Spagna, il ct Blanc lo impiegò all'ala. Spazi ingolfati, mansioni sabotate: un disastro.
Dei portoghesi, ho trovato affidabile la coppia Pepe-Bruno Alves. Presi uno per uno, conosciamo Pepe, non ancora abbastanza il suo attendente. Un po' legnoso, Bruno Alves, anche se capace di far scorrere la manovra. Insomma: se c'è da spazzare, spazza; se c'è da spolverare, spolvera.
Visto da vicino, Mats Hummels, classe 1988, è più elegante che concreto. Fu lui a essere coricato in dribbling da Antonio Cassano nell'azione del primo gol di Mario Balotelli. Mi ricorda vagamente il Bonucci di certi avventurati scorci: palla al piede, applausi; palla agli altri, brividi. Il convento non passa molto di meglio, in materia di centrali difensivi, e allora lo si porti pure via da Dortmund: a patto che il prezzo sia «umano». Non merita una follia.
Petr Jiracek, ceco, 26 anni, appartiene alla categoria dei centrocampisti che, come i nostri Nicola Berti e Antonio Conte, non parleranno mai del «lavoro sporco» come del massimo della vita. Senza possedere la sgommata violenta di Pavel Nedved, Jiraceck sa battezzare il sentiero e cogliere l'attimo. Al gol arriva con il fraseggio, non spaccando i muri. Un incursore di qualità, ecco come può essere definito. Da non abbandonare al suo destino, affinché non lasci buchi dietro di sé.
Un altro francese, Yohan Cabaye, 26 anni. Nel Newcastle, mi avevano colpito le sue traiettorie. Agli Europei ne ho apprezzato l'utilità, e duttilità, tra area e area. Non è più di primo pelo, ma con l'età sta affinando repertorio e concretezza. Non è né Michelangelo né Raffaello: ma neppure un imbianchino.
Luka Modric resta una mezz'ala che, a 26 anni, giustifica gli epinici scritti in suo onore. Senza toccare le geometrie assolute di Pirlo, è la classica rotella che, dalla cintola in su, offre sbocchi alla squadra, e della squadra può diventare sbocco, a sua volta. Il limite dell'Aladino croato è l'ultimo dribbling: non più fatale come in passato.
Se cercate un centrocampista con il fiuto del gol, bé, dopo Jiracek segnatevi Alan Dzagoev, russo, 22 anni. Ideale per una squadra che adotti il 4-2-3-1, ha l'istinto dell'attaccante e il fisico della mezz'ala. Testa o piede: basta sollecitarlo. Tende a specchiarsi, come tutti coloro che sanno di essere dotati.
Per concludere, Jordi Alba. Il Barcellona mi ha rubato l'idea. Johan Cruijff non ha dubbi: è lui la grande rivelazione dell'Europeo. Di anni 23, e di ruolo terzino sinistro, esploso a Valencia ma, tanto per cambiare, «blaugrana» di cantera. Nella fiera dei top player, termine odioso e dozzinale, ecco qua un «tap» player (1,65) che considera la linea laterale l'inizio dello spazio e non la fine del campo. Il gol realizzato all'Italia è il compendio di una scuola che cura i piedi non meno delle idee.
Di Roberto BECCANTINI
Fonte: Yahoo! Eurosport
Come terzino destro, mi è piaciuto Mathieu Débuchy, francese, 26 anni. Non lo conoscevo. Buon passo, buone parabole, ligio alle chiusure. Lo vorrei più coraggioso dalla metà campo in su. Contro la Spagna, il ct Blanc lo impiegò all'ala. Spazi ingolfati, mansioni sabotate: un disastro.
Dei portoghesi, ho trovato affidabile la coppia Pepe-Bruno Alves. Presi uno per uno, conosciamo Pepe, non ancora abbastanza il suo attendente. Un po' legnoso, Bruno Alves, anche se capace di far scorrere la manovra. Insomma: se c'è da spazzare, spazza; se c'è da spolverare, spolvera.
Visto da vicino, Mats Hummels, classe 1988, è più elegante che concreto. Fu lui a essere coricato in dribbling da Antonio Cassano nell'azione del primo gol di Mario Balotelli. Mi ricorda vagamente il Bonucci di certi avventurati scorci: palla al piede, applausi; palla agli altri, brividi. Il convento non passa molto di meglio, in materia di centrali difensivi, e allora lo si porti pure via da Dortmund: a patto che il prezzo sia «umano». Non merita una follia.
Petr Jiracek, ceco, 26 anni, appartiene alla categoria dei centrocampisti che, come i nostri Nicola Berti e Antonio Conte, non parleranno mai del «lavoro sporco» come del massimo della vita. Senza possedere la sgommata violenta di Pavel Nedved, Jiraceck sa battezzare il sentiero e cogliere l'attimo. Al gol arriva con il fraseggio, non spaccando i muri. Un incursore di qualità, ecco come può essere definito. Da non abbandonare al suo destino, affinché non lasci buchi dietro di sé.
Un altro francese, Yohan Cabaye, 26 anni. Nel Newcastle, mi avevano colpito le sue traiettorie. Agli Europei ne ho apprezzato l'utilità, e duttilità, tra area e area. Non è più di primo pelo, ma con l'età sta affinando repertorio e concretezza. Non è né Michelangelo né Raffaello: ma neppure un imbianchino.
Luka Modric resta una mezz'ala che, a 26 anni, giustifica gli epinici scritti in suo onore. Senza toccare le geometrie assolute di Pirlo, è la classica rotella che, dalla cintola in su, offre sbocchi alla squadra, e della squadra può diventare sbocco, a sua volta. Il limite dell'Aladino croato è l'ultimo dribbling: non più fatale come in passato.
Se cercate un centrocampista con il fiuto del gol, bé, dopo Jiracek segnatevi Alan Dzagoev, russo, 22 anni. Ideale per una squadra che adotti il 4-2-3-1, ha l'istinto dell'attaccante e il fisico della mezz'ala. Testa o piede: basta sollecitarlo. Tende a specchiarsi, come tutti coloro che sanno di essere dotati.
Per concludere, Jordi Alba. Il Barcellona mi ha rubato l'idea. Johan Cruijff non ha dubbi: è lui la grande rivelazione dell'Europeo. Di anni 23, e di ruolo terzino sinistro, esploso a Valencia ma, tanto per cambiare, «blaugrana» di cantera. Nella fiera dei top player, termine odioso e dozzinale, ecco qua un «tap» player (1,65) che considera la linea laterale l'inizio dello spazio e non la fine del campo. Il gol realizzato all'Italia è il compendio di una scuola che cura i piedi non meno delle idee.
Di Roberto BECCANTINI
Fonte: Yahoo! Eurosport
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