GIUSTIZIA: SPUNTA L'IPOTESI DI UN NUOVO LODO ALFANO (IL PUNTO)

(ASCA) - Roma, 16 nov - Riprende oggi a Milano il processo sui diritti tv Mediaset che vede tra gli imputati anche Silvio Berlusconi. Il premier ha invocato il ''legittimo impedimento'' per non essere presente, in quanto impegnato nel vertice internazionale della Fao contro la fame nel mondo e la sicurezza alimentare che inizia oggi a Roma. A questa istanza il pm Fabio De Pasquale si e' opposto, sostenendo che l'impedimento di Berlusconi non e' ''assoluto''.

Oltre a Berlusconi, un legittimo impedimento e' stato avanzato dall'avvocato Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama, altro imputato al processo milanese, per l'accusa ''socio occulto'' di Berlusconi nella creazione di presunti fondi neri: l'imputato e' impegnato oggi a Parma in un'udienza del processo per il crac della Parmalat fissata gia' da molto tempo e alla quale non puo' rinunciare.

L'udienza potrebbe essere percio' rinviata a lunedi' prossimo 23 novembre.

Salvo sorprese, non dovrebbero invece esserci problemi per il 27 novembre, quando i giudici Nicoletta Gandus, Pietro Caccialanza e Loretta Dorigo, che in primo grado hanno condannato l'avvocato David Mills a quattro anni e mezzo di carcere (pena confermata in appello), hanno fissato l'udienza per ascoltare Berlusconi, accusato di aver ''comprato'' il silenzio dell'avvocato inglese.

La ripresa dei processi contro il premier ha l'effetto di accelerare l'iter legislativo del disegno di legge sul processo breve che dovrebbe garantirgli una sorta di scudo protettivo per la sua azione di governo. L'ipotesi allo studio di Palazzo Chigi e' quella di porre la fiducia sul testo prima di Natale al Senato e a gennaio alla Camera.

Sulla via della rapida approvazione del disegno di legge ci sono pero' da superare i malumori in alcuni settori della maggioranza. Gianfranco Fini e parlamentari del Pdl provenienti dalla componente ex An non hanno ad esempio gradito che tra i reati che non beneficiano della riforma ci sia quello di clandestinita' per gli immigrati.

Gaetano Quagliariello, vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, assicura che ''il testo non e' blindato'' e sottolinea che a insistere perche' il testo rimanga nell'attuale formulazione e' la Lega, che punta i piedi sull'esclusione del reato di immigrazione clandestina dall'eventuale processo breve.

Ieri e' tornato a far sentire la sua voce anche Fini nel corso della trasmissione ''In mezz'ora'' condotta da Lucia Annunziata sui Raitre: ''Auspico che il presidente del Consiglio se ha qualcosa di rilevante da dire lo faccia. E magari lo faccia in Parlamento. Non e' in atto alcun complotto. Poi, quando si parla di complotto e si parla del capo dello Stato siamo al delirio. Berlusconi ha il diritto di governare e il dovere di rispettare il potere giudiziario''.

Fini ha fatto un'apertura di credito all'ipotesi che invece che ostinarsi sulla riforma del processo breve la maggioranza torni a prendere in esame la possibilita' di ripensare il lodo Alfano bocciato dalla Consulta procedendo a una riforma costituzionale che garantisca l'immunita' delle alte cariche dello Stato per la durata del loro mandato (''Il lodo Alfano per via costituzionale puo' benissimo essere portato avanti dal Parlamento insieme al ddl per i processi brevi. L'una cosa non esclude l'altra''). Quest'ultima soluzione e' stata suggerita anche da Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che aveva definito nei giorni scorsi ''una porcheria'' il disegno di legge presentato dalla maggioranza al Senato. Un interesse a questa ipotesi potrebbe venire anche dal Pd, che resta molto critico sul processo breve. Dice il segretario Pierluigi Bersani: ''Non credo che il testo sul processo breve sia molto aggiustabile. Non riconosce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e questo e' un tema insuperabile''. Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, chiude la porta a ogni ipotesi di dialogo: ''Gli unici reati per cui vogliono il processo breve sono quelli contro la pubblica amministrazione, quelli di evasione fiscale e il falso in bilancio. Non e' il processo breve che vogliono, ma l'impunita' breve''.

Quello che Fini ha escluso con decisione dai microfoni di Raitre e' invece l'ipotesi dello scioglimento delle Camere, eventualita' che Berlusconi invece non escluderebbe per dimostrare di godere ancora di un largo consenso tra gli elettori e per mettere con le spalle al muro i suoi critici all'interno del Pdl.

''Le elezioni anticipate - ha detto a questo proposito il presidente della Camera - sarebbero il fallimento della legislatura ma anche del Pdl. Si tratterebbe di spiegare agli italiani che con una maggioranza tanto alta non si riesce a governare. In ogni caso, nella Costituzione vigente nessuno, neanche il presidente del Consiglio, puo' sciogliere le Camere se non il capo dello Stato''.