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ALIMENTARE: CIA, PRODUZIONE OLIO IN CALO MA QUALITA' ECCELLENTE
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ALIMENTARE: CIA, PRODUZIONE OLIO IN CALO MA QUALITA' ECCELLENTE
(ASCA) - Roma, 13 nov - Produzione in calo (meno 15 per cento), ma di ottima qualita'. Cosi' si annuncia l'annata olivicola ed olearia 2009-2010, appena iniziata, che vedra' l'esordio dell'etichetta d'origine. Ma per gli agricoltori sara' ancora un anno di grandi difficolta' con i prezzi in decisa flessione (meno 20 per cento) e con i costi in forte accelerata. E' quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori che mostra serie preoccupazioni per il settore che, come gli altri comparti agricoli, sta vivendo un momento difficile, di piena emergenza.
La produzione totale olivicola e olearia -afferma la Cia sulla base delle prime stime- si dovrebbe aggirare a poco piu' di 510 mila tonnellate contro le oltre 600 mila tonnellate dello scorso anno. La diminuzione -dovuta essenzialmente alle condizioni climatiche che hanno pesato sulle fasi di maturazione delle olive- coinvolgera' un po' tutte le regioni, in particolare quelle centrali (in media un meno 30 per cento), mentre cali piu' lievi (tra il 10 e il 15 per cento) si dovrebbero registrare in regioni fortemente vocate all'olivicoltura come Puglia, Calabria e Sicilia.
A condizionare il mercato -ricorda ancora la Cia- saranno i bassi prezzi pagati ai produttori, sia per le olive che per l'olio. Solo nelle ultime settimane, anche a causa di una produzione abbondante in paesi concorrenti come Spagna, Tunisia e Grecia le quotazioni sono scese in maniera drastica. Ad aggravare lo scenario ci sono poi i pesanti costi produttivi, contributivi e burocratici che, in alcune zone, non hanno permesso la raccolta, perche' non remunerativa e addirittura in perdita.
Questa campagna, comunque, si confrontera' per la prima volta con l'obbligo, entrato in vigore lo scorso primo luglio, dell'indicazione in etichetta l'origine dell'olio extra vergine di oliva. Si tratta -afferma la Cia (che da sempre si e' battuta per una misura in tal senso)- di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato, invece, da miscugli diversi e soprattutto da olive provenienti da altri Paesi, come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno, questo, molto diffuso e che ogni anno provoca al nostro settore olivicolo un danno superiore ai 500 milioni di euro.
La produzione totale olivicola e olearia -afferma la Cia sulla base delle prime stime- si dovrebbe aggirare a poco piu' di 510 mila tonnellate contro le oltre 600 mila tonnellate dello scorso anno. La diminuzione -dovuta essenzialmente alle condizioni climatiche che hanno pesato sulle fasi di maturazione delle olive- coinvolgera' un po' tutte le regioni, in particolare quelle centrali (in media un meno 30 per cento), mentre cali piu' lievi (tra il 10 e il 15 per cento) si dovrebbero registrare in regioni fortemente vocate all'olivicoltura come Puglia, Calabria e Sicilia.
A condizionare il mercato -ricorda ancora la Cia- saranno i bassi prezzi pagati ai produttori, sia per le olive che per l'olio. Solo nelle ultime settimane, anche a causa di una produzione abbondante in paesi concorrenti come Spagna, Tunisia e Grecia le quotazioni sono scese in maniera drastica. Ad aggravare lo scenario ci sono poi i pesanti costi produttivi, contributivi e burocratici che, in alcune zone, non hanno permesso la raccolta, perche' non remunerativa e addirittura in perdita.
Questa campagna, comunque, si confrontera' per la prima volta con l'obbligo, entrato in vigore lo scorso primo luglio, dell'indicazione in etichetta l'origine dell'olio extra vergine di oliva. Si tratta -afferma la Cia (che da sempre si e' battuta per una misura in tal senso)- di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato, invece, da miscugli diversi e soprattutto da olive provenienti da altri Paesi, come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno, questo, molto diffuso e che ogni anno provoca al nostro settore olivicolo un danno superiore ai 500 milioni di euro.
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