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IMMIGRATI: VATICANO, NON E' PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO DA REPRIMERE
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IMMIGRATI: VATICANO, NON E' PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO DA REPRIMERE
(ASCA) - Citta' del Vaticano, 7 nov - ''Superare le paure che nascono dalle migrazioni viste come un'incognita, talvolta ridotta esclusivamente a una questione di ordine pubblico da affrontare con la repressione'': sara' questo l'invito che il presidente del Pontificio consiglio per la pastorale per i migranti e i rifugiati, mons. Antonio Maria Veglio', rivolgera' ai partecipanti del sesto Congresso mondiale del suo dicastero, che si aprira' lunedi' mattina in Vaticano alla presenza del presidente del Senato, Renato Schifani. Nel suo discorso, diffuso oggi, il prelato vaticano esprime ''apprezzamento per l'impegno della Comunita' internazionale, che considera l'approccio alle migrazioni, volontarie o forzate, partendo dai diritti umani e fa appello al dialogo a diversi livelli, oltre che alla collaborazione degli Stati di partenza, transito e arrivo, per conseguire uno sviluppo equo e sostenibile e tutelare i diritti dei migranti, il rispetto dei loro valori culturali e religiosi, la prevenzione del traffico di persone e la lotta contro lo sfruttamento dei migranti irregolari''.
''Si tratta - constata pero' l'arcivescovo - di una gestione globale che, per ora, rimane purtroppo solo un'aspirazione''.
Nel testo, ricorda l'enciclica ''Caritas in veritate'' di papa Benedetto XVI per il quale ''i flussi migratori, spesso solo provocati e poi mal gestiti, e, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, sono distorsioni dello sviluppo'', dinnanzi alle quali e' necessaria ''una nuova sintesi umanistica, che ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, favorendo la globalizzazione della solidarieta'''.
E' per questo, prosegue mons. Veglio', che ''la Comunita' cristiana si sente vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarieta', perche' chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno e' straniero''. ''Guardando al futuro - aggiunge Veglio' - si potra' probabilmente pensare a strumenti addizionali per provvedere alle lacune che emergono in un fenomeno umano in continua evoluzione e crescita o ad una nuova Convenzione internazionale che sintetizzi la normativa sui diritti e doveri dei migranti''.
Per il prelato, ''oggi, tuttavia, appare sempre piu' importante puntare sull'integrazione, che non equivale ad un processo di assimilazione. Qui - conclude il 'ministro' vaticano dell'emigrazione - si inserisce la sollecitudine pastorale della Chiesa che, anche attraverso la cooperazione di ciascuno di noi, suggerisce, raccomanda e verifica nuove strategie di evangelizzazione e di accompagnamento dei migranti, con l'ausilio della catechesi, della vita liturgica e di quella sacramentale. E' principio di giustizia garantire ad ogni essere umano la dignita' di appartenere alla famiglia umana. L'accoglienza all'interno di questa famiglia, poi, e' il vero nome della giustizia''.
''Si tratta - constata pero' l'arcivescovo - di una gestione globale che, per ora, rimane purtroppo solo un'aspirazione''.
Nel testo, ricorda l'enciclica ''Caritas in veritate'' di papa Benedetto XVI per il quale ''i flussi migratori, spesso solo provocati e poi mal gestiti, e, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, sono distorsioni dello sviluppo'', dinnanzi alle quali e' necessaria ''una nuova sintesi umanistica, che ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, favorendo la globalizzazione della solidarieta'''.
E' per questo, prosegue mons. Veglio', che ''la Comunita' cristiana si sente vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarieta', perche' chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno e' straniero''. ''Guardando al futuro - aggiunge Veglio' - si potra' probabilmente pensare a strumenti addizionali per provvedere alle lacune che emergono in un fenomeno umano in continua evoluzione e crescita o ad una nuova Convenzione internazionale che sintetizzi la normativa sui diritti e doveri dei migranti''.
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