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Oriundi: Abete spiazza Lippi
Calcio Politico :: Calcio :: Nazionale
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Oriundi: Abete spiazza Lippi
Gilardino va in contropiede su Amauri: un solo giocatore non risolve i problemi.
Abete spiazza Lippi: "Non ha più senso parlare di oriundi".
Giancarlo Abete credeva di fornire a Lippi un assist come la Nazionale non sa più confezionare per i suoi attaccanti. Ma anche le migliori intenzioni talvolta si inceppano e, dopo quanto il suo presidente ha dichiarato al termine del Consiglio federale, il ct ha perso la copertura al blocco degli oriundi: per la Federcalcio infatti «chiunque sia cittadino italiano ha il titolo per andare in Nazionale», dunque se Lippi si limiterà a convocare Amauri e non Thiago Motta, Ledesma e quanti, nati all’estero, hanno il nostro passaporto, il rifiuto sarà esclusivamente suo. Lippi rimane perciò esposto al proprio dubbio se sia il caso di rischiare gli equilibri del gruppo, inserendo giocatori che scelgono la via italiana perché non hanno avuto chance con le Nazionali del Paese di nascita. Quasi mercenari in cerca di gloria: forse gli azzurri «made in Italy» li guardano davvero così. Dal punto di vista della Federcalcio la questione invece non esiste. «Non ha più senso parlare di oriundi - ha detto Abete -. Se si è cittadini italiani si ha il titolo per essere convocati in Nazionale, se si è cittadini di più Paesi con la possibilità di giocare in due Selezioni diverse bisogna compiere una scelta». Chi la fa (e Motta è stato subito più deciso di Amauri) può essere chiamato. E’ un tormentone che si aggiunge a quello su Cassano. Come si sposa il purismo italiano alla decisione del Trap che portò Camoranesi in Nazionale perché non aveva giocatori di quel tipo e pazienza se non cantava l’Inno di Mameli? E la differenza tra un Amauri e un Motta sta nella difesa del prodotto nazionale, per cui non bisogna aprire a tutti, o nella constatazione che all’Italia serve una punta mentre nell’opinione di Lippi ci sono centrocampisti a sufficienza per un bel Mondiale? L’ideologia si fa opportunismo. Amauri, ha detto Abete, non sarà cittadino italiano almeno fino al 31 ottobre: «Perciò la posizione della Figc è che si resti concentrati sulle partite di qualificazione, che disputeremo con l’organico attuale, piuttosto che pensare ai rinforzi». Nonostante la posizione democristiana, l’apertura agli oriundi non si cancella. Amauri servirebbe già domani. A questo giro non c’è più Kaladze e bisognerà cavarsela da soli. Mettere il dito sull’incapacità di segnare è forse facile e molesto, ma è la fotografia di quanto accade alla Nazionale che ha prodotto l’ultima rete con Giuseppe Rossi il 15 giugno in Confederation Cup contro gli Stati Uniti ridotti in dieci. Poi il vuoto, riempito dalle deviazioni di Kaladze su due palloni innocui. Il ct fatica a far quadrare i conti in attacco. Sperava di avere un riscontro dal 4-4-2 ma in Georgia non l’ha trovato. La manovra si imbottiglia, Pirlo è un ispiratore appannato come lo specchio in una sauna e le punte da sole non producono occasioni. Rossi non ha ancora la marcia del Villarreal. Iaquinta ha segnato le ultime reti alla Nuova Zelanda in un match di allenamento. Di Natale, il talento più multiforme, non fa gol da un anno anche se ha la scusante di aver giocato poco, come Quagliarella. Siccome è gente che frequenta sempre le zone alte della classifica marcatori, l’idea è che fatichino a entrare nel gioco della Nazionale, che si improvvisa in pochi giorni, oppure che ne patiscano il peso. Il caso più evidente è Gilardino. Lippi lo userà contro la Bulgaria ma l’ultima sua rete in una partita che conta risale al settembre del 2006, a Parigi con la Francia. Sono passati tre anni. «Magari mi è mancato qualche gol importante - protesta il biellese, che per completezza di colpi è la più forte punta italiana -. Io però mi sento centravanti di questa Nazionale, sono maturato e pronto per il Mondiale. Amauri? Formidabile ma un giocatore non risolve i problemi di una squadra». E poi, con l’apertura di Lippi a un solo oriundo, devono prenderne proprio uno che fa ombra a lui?
Via | Yahoo! Eurosport
Abete spiazza Lippi: "Non ha più senso parlare di oriundi".
Giancarlo Abete credeva di fornire a Lippi un assist come la Nazionale non sa più confezionare per i suoi attaccanti. Ma anche le migliori intenzioni talvolta si inceppano e, dopo quanto il suo presidente ha dichiarato al termine del Consiglio federale, il ct ha perso la copertura al blocco degli oriundi: per la Federcalcio infatti «chiunque sia cittadino italiano ha il titolo per andare in Nazionale», dunque se Lippi si limiterà a convocare Amauri e non Thiago Motta, Ledesma e quanti, nati all’estero, hanno il nostro passaporto, il rifiuto sarà esclusivamente suo. Lippi rimane perciò esposto al proprio dubbio se sia il caso di rischiare gli equilibri del gruppo, inserendo giocatori che scelgono la via italiana perché non hanno avuto chance con le Nazionali del Paese di nascita. Quasi mercenari in cerca di gloria: forse gli azzurri «made in Italy» li guardano davvero così. Dal punto di vista della Federcalcio la questione invece non esiste. «Non ha più senso parlare di oriundi - ha detto Abete -. Se si è cittadini italiani si ha il titolo per essere convocati in Nazionale, se si è cittadini di più Paesi con la possibilità di giocare in due Selezioni diverse bisogna compiere una scelta». Chi la fa (e Motta è stato subito più deciso di Amauri) può essere chiamato. E’ un tormentone che si aggiunge a quello su Cassano. Come si sposa il purismo italiano alla decisione del Trap che portò Camoranesi in Nazionale perché non aveva giocatori di quel tipo e pazienza se non cantava l’Inno di Mameli? E la differenza tra un Amauri e un Motta sta nella difesa del prodotto nazionale, per cui non bisogna aprire a tutti, o nella constatazione che all’Italia serve una punta mentre nell’opinione di Lippi ci sono centrocampisti a sufficienza per un bel Mondiale? L’ideologia si fa opportunismo. Amauri, ha detto Abete, non sarà cittadino italiano almeno fino al 31 ottobre: «Perciò la posizione della Figc è che si resti concentrati sulle partite di qualificazione, che disputeremo con l’organico attuale, piuttosto che pensare ai rinforzi». Nonostante la posizione democristiana, l’apertura agli oriundi non si cancella. Amauri servirebbe già domani. A questo giro non c’è più Kaladze e bisognerà cavarsela da soli. Mettere il dito sull’incapacità di segnare è forse facile e molesto, ma è la fotografia di quanto accade alla Nazionale che ha prodotto l’ultima rete con Giuseppe Rossi il 15 giugno in Confederation Cup contro gli Stati Uniti ridotti in dieci. Poi il vuoto, riempito dalle deviazioni di Kaladze su due palloni innocui. Il ct fatica a far quadrare i conti in attacco. Sperava di avere un riscontro dal 4-4-2 ma in Georgia non l’ha trovato. La manovra si imbottiglia, Pirlo è un ispiratore appannato come lo specchio in una sauna e le punte da sole non producono occasioni. Rossi non ha ancora la marcia del Villarreal. Iaquinta ha segnato le ultime reti alla Nuova Zelanda in un match di allenamento. Di Natale, il talento più multiforme, non fa gol da un anno anche se ha la scusante di aver giocato poco, come Quagliarella. Siccome è gente che frequenta sempre le zone alte della classifica marcatori, l’idea è che fatichino a entrare nel gioco della Nazionale, che si improvvisa in pochi giorni, oppure che ne patiscano il peso. Il caso più evidente è Gilardino. Lippi lo userà contro la Bulgaria ma l’ultima sua rete in una partita che conta risale al settembre del 2006, a Parigi con la Francia. Sono passati tre anni. «Magari mi è mancato qualche gol importante - protesta il biellese, che per completezza di colpi è la più forte punta italiana -. Io però mi sento centravanti di questa Nazionale, sono maturato e pronto per il Mondiale. Amauri? Formidabile ma un giocatore non risolve i problemi di una squadra». E poi, con l’apertura di Lippi a un solo oriundo, devono prenderne proprio uno che fa ombra a lui?
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