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MALTEMPO: NELLA NOTTE BLACK OUT FS. ODISSEA NELL'INTERCITY

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In corso MALTEMPO: NELLA NOTTE BLACK OUT FS. ODISSEA NELL'INTERCITY

Messaggio Da Antonio Mer Dic 23, 2009 1:44 pm

(ASCA) - Milano, 23 dic - Abbandonati e isolati per oltre 4 ore, in un punto imprecisato della Bassa Padana a una manciata di chilometri da Parma, mentre fuori dal finestrino il bianco scintillante della tempesta di neve e ghiaccio contrasta vorticosamente con il buio pesto di questa gelida notte di fine dicembre. Per molti, doveva essere l'inizio delle vacanze di Natale, da trascorrere nelle capitali del Nord Europa o in qualche localita' esotica. Per altri, piu' semplicemente il ritorno in famiglia dove passare un Natale riuniti tutti insieme intorno al caldo focolare domestico.

Invece e' stata per tutti una vera e propria odissea, un incubo difficile da dimenticare, una di quelle esperienze che segnano e che restano impresse per tutta una vita. Molti di loro sono partiti da Lecce circa 12 ore prima, alle tre del pomeriggio precedente. Altri si sono appena aggiunti, traferiti sull'Intercity dal modernissimo Freccia Rossa messo in ginocchio poco prima dalla stessa tempesta di neve: un black out dovuto al ghiaccio sui fili ad alta tensione.

La mezzanotte e' passata da pochi minuti e alla stazione stazione di Parma e' in arrivo il Frecciarossa proveniente da Bologna. E' l'AV 9558, partito da Roma alle 20.40 della sera precedente con 1 ora e 40 di ritardo gia' sulle spalle. A bordo ci sono circa 200 passeggeri, e molti si ritengono 'ingannati' dal monitor della Stazione Termini. Una vera e propria beffa, per loro che avrebbero dovuto prendere un altro Freccia Rossa, quello partito dal binario 7 pochi minuti prima, piu' o meno alle 20, con direzione Milano.

Peccato pero' che il monitor avvisi, quello che segnala ai passeggeri ogni aggiornamento relativo ai convogli in partenza e in arrivo, si fosse 'dimenticato' di indicarne il binario di partenza. E che, anche quando grazie a un rapido passaparola si erano radunate fuori dal treno in partenza diverse decine di persone, tutte con regolare biglietto (89,90 euro Roma-Milano in seconda classe - ndr) le porte non si siano aperte. Tutto accade nel giro di pochi minuti.

Qualcuno distoglie gli occhi dal monitor, scorge un uomo in divisa Freccia Rossa e subito lo blocca chiededogli informazioni sull'orario aggiornato del prossimo treno in partenza per Milano. ''Guardi, e' in partenza al binario 7, ma credo che le porte siano ormai chiuse''. ''Embe''?'', replica l'altro con spiccato accento romanesco. Come dire: dopo 130 minuti di ritardo gia' accumulati rispetto all'orario previsto, che problema puo' esserci per qualche minuto di ritardo in piu' necessario per far accedere i legittimi passeggeri di quel treno? Il passaparola fa il giro della stazione, bastano pochi istanti a far radunare sul corridoio del binario 7 una piccola folla. Tutti convinti che la lunga attesa in piedi, con lo sguardo rivolto in su' verso il monitor, sia ormai finita. Hanno il biglietto, vogliono salire sul treno. Macche'. In questi giorni governati dal caos, dalle decine di convogli cancellati, dalle cifre a tre numeri che segnano i minuti di ritardo, dall'ansia che annebbia lo stato d'animo di viaggiatori e personale, ai passeggeri non sono concessi tempi supplementari.

Neppure se l'errore non e' loro, ma sta tutto null'indicazione necessaria e mai fornita dal monitor.

Inutili i tentativi di correre lungo i vagoni del binario alla ricerca del capotreno, inutili i biglietti validi mostrati dal finestrino, inutili gli insulti a volte pesanti e i gestacci che viaggiatori inferociti rivolgono dall'esterno al personale sul treno. E non e' difficile ipotizzare come sarebbe andata a finire se tra i due schieramenti - personale del treno e passeggeri - non ci fosse stata la parete di un vagone a fare da schermo. Le porte non si aprono, e il Freccia Rossa parte lentamente alla volta di Milano sotto lo sguardo attonito di decine di persone piu' incredule che arrabbiate. Per fortuna, fa notare qualcuno, tra solo mezz'ora c'e' un altro Freccia Rossa in partenza per Milano. E' il modernissimo AV 9558, e anch'esso - come putroppo in questi giorni flagellati dal maltempo e' piu' una regola che un'eccezione per il sistema ferroviario nazionale - ha gia' accumulato diverse decine di minuti di ritardo rispetto all'orario provisto. Ma alle 20 e 40 partira'. E poco importa se le fermate che il Freccia Rossa effettuera' dopo Bologna faranno slittare l'arrivo a Milano alle 1 e 20. In realta' nessuno ne comprende bene il perche', dato che numerosi passeggeri hanno acquistato - e di conseguenza pagato - un biglietto Freccia Rossa Alta Velocita' Milano Roma tre ore secche. Ma l'importante, a questo punto, e' arrivare. Anche se nessuno ancora immagina davvero cosa lo avrebbe atteso.

Tutto fila liscio fino a Parma. Orario di percorrenza rispettato con perfezione quasi svizzera fino a Firenze Santa Maria Novella. Idem fino a Bologna centrale. Terminato il nuovo tracciato appenninico tutti tunnel, ora davanti al Freccia Rossa si apre la pianura padana. Flagellata da una tempesta di giacchio e neve. Ancora nessuno, a bordo, ci fa caso. C'e' chi ascolta la musica sull'i-pod, chi preferisce guardare un film dal portatile, chi legge e chi sonnecchia.

Sul treno c'e' anche Alfredo Mantica, sottosegretario agli Affari Esteri. Anche lui torna a casa per Natale. Voleva prendere l'aereo, come fa ogni fine settimana al termine dei lavori della Farnesina, ma arrivato Fiumicino si era trovato di fronte a una lunga lista di cancellazioni. ''Con il maltempo di questi giorni, meglio il treno'', deve avergli suggerito qualcuno. E lui - un po' per curiosita' per l'Alta velocita' ferroviaria un po' per oggettiva mancanza di alternative - l'ha preso in parola e ha sterzato in direzione Termini. Anche lui, Alfredo Mantica, e' stato questa notte uno degli ostaggi dell'Intercity.

Ormai mancano solo 110 chilometri al capolinea. Il Freccia Rossa corre lungo i campi innevati della campagna parmense.

Prossima fermata Piacenza, poi, al massimo tra un'oretta, arrivo a Milano. Ma all'improvviso il treno di ferma. Nessuno tra i passeggeri, li' per li', ci fa piu' di tanto caso. Chi viaggia sa bene che in questi giorni gli stop improvvisi sono la regola.

Ma i minuti passano e sui vagoni c'e' chi comunicia a perdere la pazienza. Qualcuno, un po' per curiosita', un po' per sgranchirsi le gambe, decide di chiedere informazioni al personale del treno. ''Troppo ghiaccio sui fili'', si sente replicare. E l'unico effetto di ogni tentativo del manovratore di riprendere la marcia altro non e' che un piccolo balzo in avanti seguito da uno stop improvviso e da un lampo di luce capace, anche se solo per un breve istante, di illuminare a giorno la campagna circostante: e' il pantografo, spiega il capotreno, che scintilla e fiammeggia ogni volta che viene a contatto con il ghiaccio che si e' depositato sui fili dell'alta tensione. Un black out, spiega il capotreno, tutto del Freccia Rossa che in queste condizioni meteo non puo' proprio proseguire. Meglio tornare a Parma, dove i passeggeri potranno trasferirsi sull'Intercity che arriva da Lecce e raggiungere cosi' l'agoganta meta. Una procedura semplice e rapida proprio per le caratteristiche del Freccia Rossa, treno con due locomotori, uno di testa e uno di coda. Fare retromarcia, insomma, e' semplicissimo: al macchinista basta raggiungere l'altro capo del convoglio, salire al posto di guida e mettere in marcia il treno che, anche se in 'contromano' come suggerisce qualcuno dei passeggeri, torna lentamente a Parma da dove era partito poco piu' di un'ora prima. Le brutte avventure sembrano percio' finite quando i passeggeri ormai stremati cambiamo treno. Sono circa le 1 e 30 di notte. Fuori e' buio e tempesta. Il treno parte, procede lentamente, molto piu' lentamente del Freccia Rossa, ma l'importante e' arrivare. E invece ecco che anche l'Intercity si ferma, nell'esatto punto dove si era fermato il Freccia Rossa. E adesso? I passeggeri si agitano. Chiedono spiegazioni al personale, ma il personale non sa dare spiegazioni. O meglio, cambiano versione, sostenendo che il problema non era del Freccia Rossa, ma di tutta la rete di fili di alta tensione coperta dal ghiaccio. In poche parole, non c'e' corrente, o comunque non ce n'e' abbastanza per far partire l'Intercity.

Ma cosa fare, questo non la sa dire nessuno. ''Il treno e' fermo per un guasto sulla rete. Il blocco durera' per un periodo indefinito'', annuncia la voce metallica del capotreno filtrata dagli altoparlanti di bordo. Subito la tensione sale.

Un paio di passeggeri vuole scendere: a circa due chilometri hanno intravisto, dai finestrini imbiancati, un distributore della Esso, segno che li' c'e' una strada. Vogliono raggiungerlo a piedi: a rischio, protestano, c'e' la coincidenza per Berlino.

Niente da fare, le porte restano chiuse. Qualcuno alza la voce.

La corrente che non arriva blocca gli impianti di riscaldamento interno. Il clima fuori e' gelido, la campagna e' una lastra di ghiaccio, e anche all'interno del treno la temperatura comunica a scendere. Chi si era appisolato si sveglia per il freddo. Una signora anziana, marcato accento pugliese, comincia a lamentarsi ad alta voce proclamandosi gravemente malata. E c'e' una bimba di due mesi che, lamenta la madre, trema dal freddo. Il sottosegretario Mantica mantiene una calma a dir poco istituzionale. Ma e' praticamente il solo a riuscirci. Qualcuno, assalito dal panico, chiama i carabinieri. Non succede niente.

Per qualche decina di minuti, e' il caos a regnare sull'Intercity Lecce-Milano. Nessuno sa cosa fare, c'e' chi ipotizza il peggio. Un lumicino di speranza rinfranca gli animi: e' in arrivo, dice il personale del treno ma mai direttamente dall'altoparlante, una locomotrice diesel che trainera' il convoglio fino a Parma. Di nuovo a Parma.

L'annuncio e' tuttavia accolto con gioia. Anche perche', assicura il personale dell'Intercity, in stazione sono pronti diversi pullman messi a disposizione da Fs per trasportare ciascun passeggero a destinazione, chi a Milano, chi a Piacenza. Sul treno fa sempre piu' freddo, il riscaldamento torna a singhiozzo ma non basta a far salire il termometro all'interno delle carrozze. La locomotrice diesel non arrivera' prima delle 5 e 30: 4 ore dopo.

Nel frattempo ha dovuto trainare un altro convoglio, bloccato sempre per un black out della rete sulla tratta Parma La Spezia.

L'Intercity torna a Parma intorno alle 6 del mattino. Ma dei pullmann promessi nessun traccia. Solo una squallida sala d'aspetto trasformata per l'occasione in un centro d'accoglienza temporanea. I piu' fortunati e tempestivi, noleggiano - a loro spese - un'auto per tornare a Milano.

Tutti gli altri attendono i pulmann che lentamente arrivano a singhiozzo. Alle 8 e 30 di questa mattina, assicura la Polfer di Parma, molti di loro erano ancora li', al freddo, ad aspettare il mezzo promesso per portarli a destinazione.

Molti di loro erano saliti sul treno alle 15 del giorno precedente. Piu' o meno, 18 ore prima. In mezzo una nottata che difficilmente dimenticheranno.
Antonio
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